
Questa leggenda narra che un tempo dalla Malachite si ricavavano monili, pietre incise e altri oggetti. Per questo suo impiego divenne molto famosa e importante per tutti coloro che governavano un piccolo villaggio a ridosso di una montagna, a tal punto di consentire a molti giovani che vi abitavano, di imparare a lavorarla. Peccato che nessuno però oltre a Prokopyich, ne fosse degno e abbastanza in gamba da apprendere questo mestiere. Tanti giovani prestanti e muscolosi ci provarono, ma con scarsi risultati.
In una piccola casetta ai confini del villaggio vi era invece un giovanotto gracile e piccolo che nessuno considerava lontanamente di poterlo impiegare in qualche lavoro per premura che ne stesse male di salute. Questo giovanotto era pieno di sogni e passava le sue giornate ad osservare la natura che lo circondava. Non stava mai con le mani in mano e vedendo un vecchio pastore in difficoltà a gestire le proprie pecore pensò bene di allietare la situazione con il suono del suo flauto. Come per magia la situazione da tesa, quale era, cambiò. Il pastore e le pecore si rilassarono tanto da addormentarsi, ma ahimè, addormentarsi ai confini di un villaggio in mezzo alla campagna, solo una cosa voleva dire. Al tempo, i boschi che confinavano con le casette dei coltivatori, erano sovrappopolate da lupi e questi con tutta la loro astuzia nel procacciare il cibo non si fecero scrupoli a farsi avanti e a cibarsi di almeno la metà delle pecore.
Per questo episodio vennero puniti sia il giovanotto che si chiamava Danilo e sia il pastore: una punizione severa veniva imposta a chi era colpevole di sottrarre cibo e oggetti al villaggio, tanto che Danilo ne uscì con molte ferite. Una gentile vecchietta lo vide però in difficoltà e decise sia di ospitarlo nella sua casa che di curarlo. Danilo la ringraziò moltissimo e la vecchietta prese la palla al balzo prendendolo come suo allievo. La donna le insegnò tutti i segreti delle piante e fu proprio in una di quelle giornate che Danilo venne a conoscenza del “fiore di pietra della montagna di Malachite”. “Ah Danilo, chi trova quel fiore, felice non sarà mai!”. “Perchè?” “Quel fiore in particolare è uno dei più belli e cari di questo mondo”.
Dopo questa affermazione la donna decise di portare Danilo a fare un giro ed è cosi che Prokopyich e Danilo si incontrarono. La donna gli ordinò di rimanere da lui per imparare tutto quello che aveva da insegnargli sulla Malachite. Danilo si scoprì essere il più bravo tra tutti i ragazzi che si erano presentati e Prokopyich che non aveva figli, si affezionò al ragazzo come se fosse suo. Passarono gli anni, il ragazzino non era più gracile e tenero, ma diventò alto, forte e bello e venne il giorno in cui gli venne affidata la lavorazione di un vaso in Malachite su ordine del gran capo del villaggio.
Giorno dopo giorno, schizzo dopo schizzo, il ragazzo dovette osservare con cura piante e fiori del bosco fino ad arrivare a ciò che voleva e che il progetto originale prevedeva. Quando lo mostrò agli altri artigiani, tutti lo elogiarono e lodarono il suo lavoro, ma Danilo scosse il capo: “questo vaso è fatto precisamente secondo lo schizzo, ma in esso non vive alcuna bellezza. Quando si guarda il più semplice fiore, la gioia riempie il cuore a causa della sua bellezza. Dov’è questa bellezza nella pietra?”
Non lo avesse mai detto. I presenti si guardarono con aria preoccupata. Da anni il villaggio nascondeva un segreto. Nessuno osava mai parlare con tanta determinazione su ciò che la pietra dovesse assumere sotto le proprie mani. Un artigiano molto anziano lo avvertì: “non devi parlare così, altrimenti potresti diventare un servitore della “Signora della montagna di Rame”. I suoi operai vivono e lavorano nella montagna e nessuno li vede mai. Una volta fui abbastanza fortunato da vedere il loro lavoro: magnifico. Il nostro lavoro non è però nemmeno paragonabile perché loro hanno visto il “fiore di pietra” e possono capire la bellezza di ciascuna di esse.”
Ma Danilo era giovane e come giovane la curiosità si mischiò ben presto alla stupidità. I mesi passarono e Prokopyich era preoccupato per il figliolo, sempre più determinato a fissarsi su quell’opera che doveva rendere perfetta. Lo aveva anche incitato più volte a sposare la sua fidanzata Katya, perchè ormai era giunta l’ora di pensare anche a ciò che il futuro poteva dargli, nonostante ancora la giovane età, ma Danilo non era d’accordo: “voglio aspettare.” rispondeva, “prima devo fare il mio vaso e poi penseremo al matrimonio.”
Lo avevano avvertito i saggi di non attirare l’attenzione su di se. I boschi e le montagne non erano popolate solo da animali ed esseri umani, ma in essi regnavano antiche profezie. Danilo trascorreva più tempo all’interno del bosco che dentro la bottega del proprio padre e vi fu il giorno in cui accadde ciò che non sarebbe mai dovuto accadere: iniziò ad attirare attenzioni.
“Artigiano Danilo, cerca la pietra sulla Collina del Serpente.” Un bisbiglio, una voce flebile, ma lì attorno non vi era nessuno se non una figura di una donna che intravide per un attimo e che subito scomparve. Forse era la Signora della montagna di Rame?
La sua voglia di avventura prese il sopravvento. Si arrampicò sulla Collina del Serpente e trovò un blocco enorme di Malachite. Tutto contento, se la portò a casa e cominciò ad intagliare il vaso, ma ben presto fu di nuovo deluso dal risultato e tristemente pensò fra sé: “forse non sono affatto in grado di capire la potenza e la bellezza della pietra”, cosicché decise di rinunciarvi e di annunciare la data del suo matrimonio con Katya. Via a feste e danze, ma il giorno precedente il matrimonio Danilo andò di nuovo a passeggiare sulla Collina del Serpente, si sedette pensando sempre al “fiore di pietra” e alle parole della sua vecchia mentore: “come mi piacerebbe vedere quel fiore. Scoprire la vera felicità per un momento”.
Il suo amore per Katya non gli era mai bastato, era sempre rimasto deluso al pensiero di non aver mai più portato a compimento quel suo primo incarico come voleva lui. E fu allora che davanti ai suoi occhi apparve la “Signora della montagna di Rame”. Danilo con sguardo stupefatto prese coraggio e la implorò: “la vita non ha alcun valore per me se non vedo quel fiore”. “Io potrei mostrartelo, ma dopo te ne pentiresti. Tutti quelli che hanno visto il mio fiore hanno lasciato la loro famiglia e sono venuti a vivere nella mia montagna. Pensa a Prokopyich e Katya che ti amano”. “Lo so”, gridò Danilo, “ma devo vederlo”. “Bene”, disse lei, “andiamo nel mio giardino”. Lo prese per mano e lo condusse in un luogo magico della foresta dove gli mostrò il meraviglioso “fiore di pietra”.
Alla sera Danilo, soddisfatto, tornò al villaggio per i festeggiamenti che si tenevano in previsione del matrimonio che sarebbe avvenuto il giorno dopo e all’inizio si divertì, ballò e cantò canzoni, ma col passare del tempo diventò sempre più triste e alle domande di Katya rispose di soffrire di un crescente mal di testa. Quel mal di testa fece scattare qualcosa in Danilo, una specie di connubio tra dolore, tristezza e malvagità. Restituì la nuova casa acquistata per il matrimonio, ruppe il vaso che aveva fatto e scappò via. Nel villaggio si mormorò parecchio dopo la sua scomparsa, ma nessuno sapeva dove poteva essere andato. Passarono tre anni. Tre anni in cui la povera Katya dal cuore spezzato non trovò mai più nessuno da amare e da sposare e alla morte dei propri genitori decise di andare a vivere nella casa del vecchio Prokopyich per aiutarlo nel suo lavoro o almeno quel pò di tempo vitale che gli rimaneva fino a che anche Prokopyich morì e Katya ereditò ciò che rimaneva del lavoro. Si impegnò e realizzò una serie di spille da vendere. Si recò dunque sulla Collina del Serpente dove sperava di trovare dei buoni pezzi di pietra, ma quando fu là, il luogo le ricordò il suo amato Danilo e pianse. Pianse a lungo per Danilo, per i propri genitori, per Prokoyich e per se stessa.
Cosa ne era stata della propria gioventù? Non si era accorta che nel esatto punto dove le sue lacrime cadevano vi era un enorme pezzo di Malachite e asciugandosi il viso lo afferrò e lo portò a casa dove incise delle spille. Lavorò duramente e meravigliosamente bene, seguendo le venature naturali della pietra. Fu molto felice quando riuscì a vendere i suoi lavori a un commerciante all’ingrosso del villaggio. “Le mie spille sono i pezzi migliori del suo magazzino”, pensò, “sono stata fortunata a trovare quella pietra, forse Danilo mi ha aiutata. ”Corse un’altra volta alla Collina del Serpente in cerca di una buona pietra, ma di nuovo pensò a Danilo e in lacrime, singhiozzò: “dove sei? Perché mi hai lasciata?”. Quando alzò lo sguardo si accorse che davanti a lei si stava aprendo un varco sconosciuto che apriva il passaggio verso il centro della foresta.
“Questa deve essere la montagna magica”, pensò, ”forse potrei vedere il mio Danilo”. E fu allora che intravide una figura in lontananza, era davvero lui? Quando si decise a tornare a casa nessuno le volle credere e si decise sempre di più che fosse tutto frutto della sua immaginazione e proprio per questa preoccupazione il giorno dopo volle salire ancora una volta sulla collina, non curante che poco lontano da lei una persona iniziò a seguirla. Giunta sullo stesso luogo Katya cominciò a urlare: “Danilo, dove sei? Rispondi.” e inspiegabilmente l’eco rispondeva….
“Non è qui…” Colei che era temuta da tutti e tutte al villaggio, apparve, la “Signora della montagna di Rame”. “Perché sei entrata nel mio giardino? Se hai bisogno delle pietre prenditi quelle che ti servono e vattene”. Il coraggio non le mancava per rispondere a dovere: “non ho bisogno delle vostre pietre morte, ridatemi il mio Danilo. Non avete il diritto di rubare il fidanzato di un’altra”. La signora le rise in faccia: “hai idea di chi sono io?.”
“Non sono cieca, so chi siete. Non ho paura di voi. Per nulla e so che Danilo vuole ritornare da me”. “Bene”, ribattè la Signora: “chiediamoglielo allora”. Fu allora che Danilo fece la sua apparizione. “Devi scegliere: se sceglierai di andare con lei, dimenticherai tutto quello che hai visto e appreso nella montagna, se sceglierai di restare dovrai dimenticare tutto il resto del mondo.” Danilo guardò Katya e qualcosa nei suoi occhi luccicò, non l’aveva dimenticata e non aveva dimenticato ciò che aveva fatto.
“Mi dispiace, non posso dimenticare le persone che amo. Penso a Katya ogni minuto della mia vita”. La signora sorrise: “va bene così, Danilo, ritorna pure a casa. E per la tua onestà e lealtà ti farò un regalo: non dimenticherai quello che hai imparato qui, ma in cambio mi devi promettere che non parlerai a nessuno della montagna magica. Se qualcuno te lo chiederà, dirai che ti sei allontanato per migliorare la tua esperienza.” E così fu permesso loro di tornare a casa e colei che seguiva Katya poco prima non vide la scena. Era la sorella di lei e inspiegabilmente si era persa nel bosco, nonostante non avesse mai tolto gli occhi dalla parente. Abbandonate le speranze di scovare il perchè dei misteriosi viaggi nel bosco, tornò a casa e quando vide i due insieme in lontananza si mise a urlare.
“Katya, Danilo, dove siete stati?” Danilo sorrise e rispose: “sono andato a studiare la mia arte presso un bravo artigiano che vive lontano di qui.” Davvero doveva bersi una tale notizia? E da allora tutto il dispiacere fu dimenticato e insieme per molti anni continuarono a vivere in quel piccolo villaggio e continuarono il lavoro di tradizione divenendo famosi in tutta la Russia come i migliori incisori di pietre di tutti gli Urali.