La perla di Lao Tzu. Leggende della perla più grande del mondo.
14 Agosto 2019 in Raccontide La Pace dei Sensi

Dimenticatevi la classica Perla perfettamente tonda e adatta per la realizzazione di ciondoli e bracciali. La Perla di Lao Tzu, nonché la Perla più grande del mondo, ha una forma irregolare simile a quella del cervello, non è lucente e si aggiudica probabilmente anche un altro, ma non ultimo primato, quello di “Perla più brutta”. La sua scarsa appetibilità estetica non la priva però del suo terzo record che è quello di “Perla più cara del mondo”. Vale almeno 80 milioni di dollari. Conosciuta anche come “Pietra di Allah” è stata al centro di diverse diatribe, battaglie legali e informazioni fasulle e spesso circondata da avvenimenti molto sospetti e da leggende. Tutto ciò ha reso la sua storia reale, ancor più difficile da tracciare.
LA STORIA
Esistono tante versioni di questa storia. Una la vede originaria delle Filippine. Si dice che un giovane subacqueo la trovò sulla Costa di Palawan nel 1934, ma subito fu ucciso da un mollusco gigante, il “tridacna vongola gigas”. Vongola e vittima furono poi recuperati e il capo della tribù indigena dei Dayak la chiamò “Perla di Allah” perché ricordava il turbante di Maometto.
Venne poi donata nel 1936 a Wilburn Cobb, archeologo di San Francisco che dette buoni consigli al capo tribù in merito alla malaria che aveva colpito il figlio, riuscendo così a salvarlo. Cobb nel 1939 la portò ad autenticarla da Roy Waldo Miner, l’uomo che ai tempi curava il Museo Americano di storia naturale. Realizzò così la prima descrizione della Perla.
Pesava quasi 7kg ed era lunga circa 23cm. L’età invece non poteva essere definita visto che non era noto come e quanto crescesse la vongola gigante. Fu poi esposta al “Museo dell’Incredibile” come la Perla più grande del mondo e qui le venne attribuito un valore di 3,5 milioni di dollari.
Nel 1969 nel bollettino della “Mensa”, l’associazione senza fini di lucro alla quale possono essere iscritte solo le persone con un Q.I. di 98° percentile, ancora Cobb tornò a parlare della storia di questa Perla dopo che fu scomparsa per circa trent’anni. Nell’articolo dichiarò che l’associazione poteva sponsorizzarne la vendita per 3,5 milioni e ottenerne una quota del 5%. La vendita non fu conclusa, ma la cosa interessante per noi non è questa, bensì che raccontò una storia ulteriore antecedente alla scoperta appena narrata della Pietra più grande del mondo. Nell’articolo diceva infatti che la Pietra restò esposta al “Museo di Ripley” nel 1939 e che poi arrivò “Lee dalla Cina” per reclamarla dicendo che si trattava della “Perla di Lao Tzu” andata perduta.
Lee riportò una leggenda a Cobb e pertanto gli disse che Lao Tzu insegnò a un suo discepolo come un amuleto di Giada con sopra i volti dello stesso Lao Tzu, di Confucio e del Buddha potesse essere impiantato in una vongola così da produrre una Perla: lo scopo di Lao Tzu era quello di offrire un simbolo di pace da tenere al sicuro per mantenere il mondo in armonia. I discepoli invece trasferirono l’amuleto diventato perla in vongole sempre più grandi così da far crescere la Perla, la quale divenne invece causa di guerre e per questo nel 1750 mandata fuori dalla Cina. Fu persa durante una tempesta vicino all’isola di Palawan e qui trovata da un giovane subacqueo musulmano dentro una vongola.
Come si passò da un valore iniziale di 3,5 milioni di dollari a 60 milioni di dollari? La Pietra venne venduta alla morte di Cobb per 200.000 dollari e fu anche l’unica transazione economica. Michael Steenrod, gemmologo del Colorado Springs, la valutò per 60 milioni di dollari perché la definí sacra e infatti si sorprese del valore di vendita di soli 200.000 dollari.